San Paolo Palace, il presidente Ersu Michele D’Amico precisa

Palermo, 21 maggio 2023

Sul tema dell’assegnazione dell’Hotel San Paolo Palace all’ERSU di Palermo per destinarlo ad almeno 500 posti letto per gli studenti universitari, interviene il presidente dell’ERSU, Michele D’Amico, per precisare alcuni aspetti procedurali e replicare alla vice-sindaco di Palermo, Carolina Varchi, intervenuta sull’argomento schierandosi contro l’assegnazione dell’immobile in favore della comunità studentesca.

<<Il San Paolo Palace può diventare veramente una bella storia italiana da raccontare ovunque. Lo Stato ha sicuramente vinto la sfida con la mafia e adesso – attraverso l’Agenzia del Demanio – ha candidato il bene confiscato a essere destinato a residenza universitaria comunicandolo formalmente.

Tale attività è dettata dalla Legge del governo nazionale Meloni (art. 15 del decreto legge 24 febbraio 2023, n. 13) che stabilisce che l’Agenzia del Demanio individui beni immobili di proprietà dello Stato da destinare a residenze universitarie, oggetto di finanziamento con le apposite risorse previste nell’ambito delle misure del PNRR.

Michele D'Amico
Michele D’Amico

L’ERSU di Palermo, aderendo a questa possibilità, garantendo prioritariamente i livelli occupazionali dei lavoratori del San Paolo Palace, contando di potere ottenere le risorse del PNRR (che garantirebbero, quindi, sia il buon andamento della struttura che il mantenimento del livello occupazionale dei lavoratori) ha, pertanto, chiesto alla Segreteria Generale della Presidenza della Regione Siciliana di avviare la procedura amministrativa di richiesta di assegnazione del San Paolo Palace di Palermo. Il bene potrà essere destinato a residenza universitaria in considerazione dell’emergenza abitativa universitaria, per l’ampia platea di studenti universitari cui ancora non è garantita la possibilità del posto letto, seppure si tratti di studenti meritevoli e bisognosi.

L’attività posta in essere dall’ERSU non risponde, quindi, a una “scelta a piacimento” di un bene confiscato alla mafia e oggi proprietà dello Stato – come paventato inopportunamente dalla vice-sindaco di Palermo, Carolina Varchi -, quanto invece a un corretto e rigoroso percorso amministrativo, rispettoso di un percorso istituzionale previsto dalle Leggi dello Stato e della Regione.

Una possibilità individuata più generalmente come necessità anche dalla stessa Delibera (n. 34/2023/G del 2 maggio 2023) della Corte dei Conti (Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato), in cui la magistratura contabile, esaminando le funzioni svolte dall’”Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”, richiede di “restituire slancio e credibilità all’azione istituzionale”.>>

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